Gli oltre 60 compagni di gita si salutano dandosi appuntamento alla verifica dell’esame finale, mentre c’è chi fa un sano pediluvio dopo la lunga scarpinata.
Il nostro solito banchetto ci aspetta in fondo a questo ripido sentiero, ed è lui che ci sprona a scendere, perché le ginocchia sono ormai stanche. Fissiamo quindi gli sci, e chi ha deciso per le scarpette, aggancia pure gli scarponi allo zaino; ora è tornato così pesante, che devi farti aiutare per sollevarlo. Ormai la neve è alla fine di quest’ultima lingua che scende per lo stretto vallone: sono le ultime curve del corso, poi gli sci andranno sul fondo del garage, aspettando il prossimo inverno.
Mamma mia che ripido questo passaggio! Ci sono alcuni allievi che scendono in dérapage, mentre i più arditi si cimentano in curve saltate sul fondo che ancora tiene. I prati però si avvicinano: li vedi la giù che anticipano l’epilogo della nostra giornata sugli sci, ma per fortuna sono ancora lontani e possiamo goderci questa magnifica discesa sulla lingua terminale del Ghiacciaio del Mont Gelé.
La temperatura oggi è rimasta rigida e la neve non si scioglie, tanto che le curve ci impongono un bello sforzo di muscoli: le gambe ti vibrano, che sembra debbano smontarsi da una momento all’altro. Appena quindi abbiamo il permesso di partire, ci prepariamo per la discesa, perché si comincia a soffrire il freddo.
Viste le condizioni del pendio, decidiamo di non portare il grosso del gruppo sulla vetta: ci vorrebbero i ramponi, ma a parte che nessuno li ha, non sarebbero neppure contemplati dell’attrezzatura del Corso Base. I pochi che sono arrivati in cima, hanno affrontato dei dietro front da cardiopalma sulla neve dura: sono i più bravi e veloci.
Fortuna loro che sono riusciti a guadagnare la vetta e godere del panorama.
Continuiamo a salire sperando che il vento smetta di darci fastidio. Ci sono dei momenti che sembra addirittura volerti portare via, mentre mangiamo un boccone appena passato l’infido canalino. Il sole finalmente ci scalda: il freddo non è più così pungente come appena partiti. Abbiamo tutti i vestiti disponibili addosso, perché la paura di uscire dal tepore del rifugio, ci frena.
La colazione è pronta e ci si deve alzare: chi è riuscito a dormire lo si riconosce, chi invece ha fatto fatica, ha una faccia… Le coperte ti avvolgono e fra un russare e l’altro cerchi di prendere sonno: domani sarà una giornata importante. Si deve dormire!
Finita la cena i tavoli sono gremiti di gente che chiacchera, canta e discute dell’esperienze passate. Per fortuna che almeno la pasta è buona! Sarà che il dietologo ci consiglia il brodino, ma i due fagioli sul fondo ti mettono solo fame. Ci sediamo per il primo turno, perché rimanere fuori a vedere il tramonto, proprio non si riesce a stare: soffia un vento terribile.
C’è chi tira ora di cena giocando a carte, chi a Monopoli, chi invece è riuscito pure a schiacciare un pisolino. Gli sci li abbiamo lasciati al sole ad asciugare e le ciabatte sono quasi finite: chi arriva, ormai deve accontentarsi di un 35 o un bel 46.
Passata l’ultima gobba, finalmente si vede il rifugio: non manca molto, siamo quasi arrivati. Saliamo sulla prima lingua di neve e possiamo quindi alleggerire il carico sulle spalle. Lo zaino cominciava a pesare…
Curva dopo curva ci allontaniamo dal parcheggio, dove ormai sono rimaste solo due auto. Gli autisti hanno portato nella valle a fianco le macchine, dove l’indomani arriveremo dal giro del Mont Gelé, che Paolo ci ha proposto per concludere in bellezza questo 41° Corso Base.
Riccardo
Qui la relazione.